Torta della nonna

Questa è una torta veramente squisita, in Piemonte si fa così, un guscio di delicata pasta frolla, una crema pasticcera ricca con aggiunta di panna, profumata al limone e vaniglia, preziosi pinoli qualità Pisa. Pare che la paternità di questa ricetta sia da attribuire alla toscana, ma non vi è traccia certissima data la vasta popolarità del dolce, vista la presenza dei pinoli presumo sia verosimile; a volte ho visto in rete una versione con due dischi di pasta frolla con all'interno racchiusa la crema (mi chiedo come i pinoli possano aderire una volta cotta), ma a me sembra piuttosto appesantita e comunque meno elegante, sinceramente a parer mio non bellissima da vedere, ma va a gusti, sicuramente buone entrambi le interpretazioni.

Oggi è l'onomastico di mio figlio Andrea e, siccome lui è goloso di questa torta (beh è goloso in generale :-)) gliela dedico.

Cosa serve
per la pasta frolla:
200 g. farina 00
120 g. burro
80 g. zucchero
35 g. fecola di patate
2 tuorli
1 limone bio
1 cucchiaino estratto naturale di vaniglia o i semi di mezza bacca
Un pizzico sale

Per la crema e per farcire:
300 g. latte
200 g. panna fresca
150 g. zucchero semolato
50-70 g. pinoli
4 tuorli (a temperatura ambiente)
40 g. farina 00
1 limone bio
zucchero a velo q.b.

Fare la pasta frolla: mettere farina e burro a pezzi freddo morbido (lasciato a t.a. un paio d’ore prima) nella planetaria usando la foglia oppure montarlo con le fruste elettriche. Aggiungere i tuorli, uno alla volta e gli altri ingredienti. Amalgamare con una spatola o con le mani per ottenere un composto omogeneo; prelevare la pasta, formare un panetto, avvolgerla con pellicola e metterla in frigo a riposare almeno un’oretta.

Intanto preparare la crema al limone: in un pentolino mescolare i tuorli con lo zucchero fino ad ottenere un composto amalgamato ed unire la farina, a parte scaldare il latte e la panna con la scorza del limone (anche in microonde) ed unire al composto di uova a filo, poco alla volta mescolando con una frusta a mano per evitare la formazione dei grumi, mettere sul fuoco, fare raddensare la crema mescolando continuamente per circa 5 minuti Spegnere. 
Sulla spianatoia infarinata stendere la pasta frolla precedentemente lavorata con la mani per ammorbidirla, rivestire uno stampo da 22D con la carta forno, (o usare uno stampo con fondo removibile o ancora, usare come ho fatto io in questo caso, uno stampo in carta da forno usa e getta, molto comodo), adagiare la pasta frolla stesa, rifinire bene il bordo con un coltello o una rotella liscia o dentellata, bucherellare il fondo e versare la crema, cospargere poi con i pinoli ed infornare a 180° forno statico per circa 50 minuti. 

Sfornare, lasciare raffreddare e spolverizzare con zucchero a velo. Conservare la torta in frigo se non viene consumata tutta in breve tempo.


Siccome la torta era da asporto, ne ho ricavata anche una mini per me ed ecco che ho potuto fare vedere l’interno di quest’ultima ma non una fetta tagliata della torta grande


Gran fritto misto alla Piemontese

 Il fritto misto alla piemontese è un piatto della tradizione intoccabile ed è lunghissimo sia da preparare che da cuocere, vista l'elevata elaborazione che occorre meglio se si è almeno in due persone per farlo, tipo catena di montaggio :-) è ovviamente un piatto unico (anche se conosco chi ha avuto il coraggio di mangiare antipasti e un ulteriore dolce a seguire), va fritto e servito un po' per volta tutto caldo, a piacere il salato col dolce, oppure prima tutto il salato e poi tutta la parte dolce, va a gusti come si preferisce; io gradisco gustare salato e dolce insieme (certo bisogna azzeccare gli abbinamenti).

Consiglio di preparare tutta la parte che va impanata nell'uovo e pangrattato, poi quella solamente infarinata, dopo aver fatto friggere conservare in una pirofila già calda in forno a 80°, (anche se andrebbe cotto e mangiato subito per gustarlo al meglio, ma anche chi cucina avrà il piacere di sedersi a tavola coi commensali) la parte impastellata invece va intinta, subito fritta e subito servita croccante e calda; quindi va fatta cuocere per ultima.
C'è da dire che preparare in casa il gran fritto alla piemontese è molto impegnativo (lo è anche mangiarlo:-))) se si scova un ristorante che lo cucina ad hoc (e non è assolutamente scontato trovarlo) tenetevelo stretto, ma se volete cimentarvi a preparalo voi in casa avrete bisogno di manovalanza e spazio in cucina per poter appoggiare gli ingredienti di tutte le preparazioni, si può anche optare di ridurre l'opulenza e fare un ottimo fritto misto (senza il  "gran"), in questo caso quello che però non deve assolutamente mancare per la parte salata è: cotoletta di vitello e pollo panate, salsiccia, fegato, cavolfiori e zucchine; per la parte dolce: frittelle di mele, amaretti e semolini. 
Il resto, diciamo, è optional.

Il passo-passo delle preparazioni  lo trovate nelle ricette singole presenti sul blog già fatte in precedenza (di cui inserisco il relativo link nella lista degli ingredienti) e mi riferisco a: porcini, finocchi, semolini, crema pasticcera, baci di dama, frittelle di mele. 
Cliccate sopra e andate a leggere :-) 
 
Cosa serve a persona 

per la parte salata:
2 pezzi di salsiccia di suino fresca (luganega)
1 cotoletta di vitello
1 fettina petto di pollo
1 fettina fegato di vitello
2 pezzetti cervella (*opzionale se gradito)
2-3 rane (* opzionale se gradite)
3-4 fette (tagliate per il lungo) zucchine
3-4 fette melanzane piccole 
a seconda della stagione 3-4 pezzetti di: funghi porcini, zucca, carciofi, (zucca e carciofi idem come i porcini)  finocchi e cavolfiori (cavolfiori idem come i finocchi) usare per tutto pangrattato e non farina di mais. 

per la parte dolce:
2 pezzi crema pasticcera o crema zabaione (aggiungere un bicchierino di marsala alla crema pasticcera)
2 amaretti secchi medi
2 frittelle di mele frittelle di mele
2 prugne secche denocciolate
4 pavesini
confettura albicocca q.b.

Poi serve: 
uovo q.b.
farina bianca q.b.
pangrattato q.b.
marsala + latte q.b.
olio di arachide per friggere q.b.
due o più padelle (una per la parte salata ed una per la parte dolce)
zucchero semolato q.b.
Sale q.b.
carta da cucina assorbente

Impanare la carne passandola prima nell'uovo sbattuto e poi nel pangrattato.
Infarinare la salsiccia, la cervella (precedentemente pulita dalla membrana ed impurità, lavata bene sotto acqua corrente e tenuta a bagno almeno mezz'ora in acqua e aceto bianco) e il fegato.
Panare anche le melanzane, i finocchi e i cavolfiori. Funghi e zucca se ci sono. 
Friggere prima tutta la parte passata solo nella farina, poi quella impanata uovo e pangrattato, poi proseguire con il resto della parte vegetale e le rane passarle in una pastella leggera di farina, uovo e acqua.
Panare anche la crema (o zabaione) avendo cura di farla più densa.
Fare raffreddare a temperatura ambiente almeno un paio d'ore le creme messe ancora calde dentro a contenitori rettangolari e coperte a contatto con pellicola e poi passate in frigorifero per altrettanto tempo (se preparate il giorno precedente è meglio) tagliare cubettoni, passarli nell'uovo e nel pangrattato. Passare uovo e pangrattato anche le prugne e i baci di dama. Tenere da parte.
Prendere un pavesino e spalmare un pochino di confettura di albicocca, coprirlo con un altro pavesino tipo sandwich.
In una ciotolina sbattere un pochino di marsala con un po' di latte, passare sia i pavesini che gli amaretti e poi passarli nel pangrattato. Tenere da parte.
Preparare anche le frittelle di mele. (La ricetta è linkata negli ingredienti)
Friggere anche la parte dolce, fare scolare il fritto e cospargere con poco zucchero semolato.
SERVIRE! (spero di non aver dimenticato niente...)

                          Buon appetito! (Non si dice lo so,  mi è scappato :-))

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Insalata di grani antichi (gluten free) con uova e datterini

Oggi un piatto veloce: perfetta portata unica per chi è a dieta, per gli intolleranti al glutine, per gli amanti dei grani antichi e la cucina salutare


Cosa serve per DUE persone:
170 g. grani antichi (grano saraceno, riso basmati, miglio, quinoa rossa, riso nero)
200 g. datterini
2 uova sode
3 cucchiai olive denocciolate taggiasche
4-5 filetti alici di ottima qualità sott'olio (per me liguri)
trito di: prezzemolo, erba cipollina, basilico e maggiorana q.b.
olio evo q.b.
sale e pepe q.b.
1 spicchio aglio (o un pizzico essiccato)

Fare rassodare le uova per 7 minuti mantenendo il tuorlo leggermente morbido, trascorso il tempo di cottura raffreddare sotto il getto di acqua corrente fredda e sgusciare, tenere da parte.
Fare lessare in acqua salata i grani antichi per 10 minuti poi scolarli e passarli sotto il getto d'acqua fredda per fermare la cottura. Passare l'aglio dentro ad una ciotola per fare in modo che lasci il sapore senza aggiungerlo direttamente nell'insalata (o se si preferisce unirne un pizzico di quello secco al trito degli aromi)
Riunire tutti gli ingredienti (tranne le uova) nella ciotola, regolare sale, pepe ed olio evo, coprire con pellicola e mettere in frigo ad insaporire almeno un'oretta.
Quando è il momento di servire ed impiattare, aggiungere le uova sode tagliate in quattro, unire una macinatina di pepe fresco e buon appetito. Un piatto unico appagante e leggero.


Girelle di brioche al limoncello con uvetta e marmellata di limoni

 Questa ricetta, quasi più lunga da scrivere che da fare, è nata un po' per caso, dopo che mi sono state richieste le girelle con l'uvetta ma senza altre specifiche, se sfogliate, se di pasta brioche, se con liquore, se classiche o integrali, se con confettura o senza e insomma.. cosicchè ho potuto fare di testa mia e giocare con le farine e la farcia che ho deciso dovesse avere un sapore preponderante di limone che con la farina di farro, con l'uvetta e le albicocche secche ci stava davvero molto bene. Ho poi dato una spinta ancora più agrumata utilizzando marmellata bio di limoni di sicilia e una glassa leggera sempre di limone. Queste girelle sono on line anche su Spadellandia, sito stupendo che vi consiglio di consultare se siete alla ricerca di ricette provate e garantite come lo è la mia, che con mio grande piacere, è pubblicata nella categoria Blog Stellati


Per una decina di girelle medie

Cosa serve per il lievitino:
50 g. farina manitoba W320
50 g. latte appena tiepido
5 g. lievito fresco di birra

Cosa serve per l'impasto:
il lievitino
200 g. farina manitoba 320W
100 g. farina di farro integrale bio macinata a pietra 
65 g. zucchero semolato
40 g. latte
1 cucchiaio miele liquido
scorza di 1/2 limone naturale
alcune gocce essenza fior d'arancio
80 g. olio di mais
2 uova medie
4 g. sale fino
1/2 cucchiaino malto d'orzo in polvere

Cosa serve per farcire:
80 g. uvetta e albicocche secche
limoncello q.b.
2 cucchiai marmellata bio di limoni di Sicilia
cannella q.b. (qualche pizzico)
zucchero di canna scuro demerara q.b.

Cosa serve per spennellare:
1 tuorlo
1 goccio latte
poco albume 
zucchero e velo q.b.
2-3 gocce di succo di limone


Per prima cosa preparare il lievitino:
in una ciotolina mescolare con una forchetta il lievito sbriciolato nel latte appena fatto intiepidire a microonde (tiepido non caldo altrimenti il lievito patisce, mi raccomando!) e la farina indicati. Fare una pastella, coprire con pellicola alimentare e lasciare riposare per 30 minuti.
Intanto pesare e preparare tutti gli altri ingredienti dell'impasto.
Nella ciotola della planetaria o una grande ciotola, se si impasta a mano, mettere tutta la farina, il lievitino, gli aromi e il malto e iniziare a mescolare, unire le uova ed impastare, unire poi tutto il resto (il sale per ultimo) ed impastare fino a quando si otterrà un composto liscio ed incordato; valutare se occorre aggiungere un po' di latte in più, dipende da quanti liquidi hanno assorbito le farine utilizzate.
Mettere l'impasto in una ciotola oliata, coprire con pellicola e canovaccio tenuto fermo da un elastico e lasciare a t.a. per un'ora poi trasferire in frigo tutta la notte (se si preferisce saltare questo passaggio, ma io consiglio di non ometterlo) mettere direttamente la ciotola a lievitare in luogo tiepido fino al raddoppio e poi proseguire con le pieghe e formatura delle brioche).
Riprendere la ciotola e lasciarla acclimatare una mezz'oretta, intanto sciacquare l'uvetta per eliminare la cera protettiva e metterla in ammollo nel limoncello insieme alle albicocche secche tagliate a cubettini piccoli, quindi travasare l'impasto sul piano da lavoro, fare due pieghe a libro a distanza di 15 minuti l'una dall'altra.

Con un mattarello stendere l'impasto formando un rettangolo, distribuire la marmellata, una spolverata di zucchero di canna e qualche presa di cannella, scolare la frutta e distribuirla in modo uniforme. Arrotolare dal lato più stretto formando un rotolo. Chiuderlo bene, coprire con pellicola e metterlo in frigo 30-40 minuti.



Tirare fuori dal frigo il rotolo farcito e tagliare fette spesse, quindi col palmo della mano schiacciare leggermente le girelle, posizionarle sulla leccarda rivestita con carta da forno, coprire di nuovo con pellicola e canovaccio e metterle a lievitare l'ultima volta per un'oretta in forno spento con la lucina accesa o a temperatura ambiente se ambiente caldo.


Trascorso il tempo, tirare fuori la leccarda e scoprire le girelle, intanto preriscaldare il forno statico a 210°
In una ciotolina sbattere il tuorlo con poco latte e spennellare le girelle in modo uniforme in superficie, infornare e cuocere per 15-20 minuti.
Intanto preparare la glassa: con una forchetta in una ciotolina sbattere poco albume (circa metà di quello avanzato del tuorlo per spennellare è sufficiente, ma se volete glassare maggiormente potete usarlo tutto, secondo me sarebbe eccessivo, ma va a gusti) con zucchero a velo q.b. per formare un composto denso e cremoso, unire le gocce di limone e, appena tirate fuori dal forno le girelle, decorarle con la glassa preparata.


Rimetterle nel forno spento e ormai intiepidito, con lo sportello aperto a fessura, per 3-4 minuti poi metterle a raffreddare su una gratella. Buonissime anche tiepide!


Il nostro paniere completo ha sfornato:

Monica: Pan d'arancio
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Guancia di Fassona al cacao con mele e cannella

 La guancia non è, come molti credono, una frattaglia, non fa parte del quinto quarto, bensì è un muscolo del muso del vitello, ha la prerogativa di diventare morbidissima e succulenta se ben trattata, ovvero dopo una bella rosolatura va fatta cuocere a lungo, molto a lungo, non è un taglio grasso come si potrebbe pensare, la parte nervosa si trasformerà in un burro e il piatto non avrà nulla da invidiare a tagli più pregiati anzi... tant'è che non è di facile reperibilità e il costo non è così basso come si dice (sui 14€ al kg.), viene apprezzata soprattutto brasata al vino, un classico da noi in Piemonte; si può scegliere se cuocerla intera (facendo poi molta attenzione a scalopparla una volta cotta poichè diventa super morbida e cedevole e si può rompere), oppure cuocerla a tocchetti tipo spezzatino, come ho fatto io per ottenere straccetti stracotti amalgamati a mele cotte ridotte in purea e al cacao.

Cosa serve:
800 g. guancia di Fassona piemontese (tagliata a pezzi dal macellaio)
un pezzetto porro
salva, rosmarino, alloro
200 g. polpa mela fuji Melapiù
olio evo, sale e pepe
70 g. vino rosso
1/2 cucchiaio scarso cacao amaro 
una presa cannella in polvere
brodo vegetale leggero q.b. (o acqua calda)


Nella pentola a pressione scaldare un filo d'olio con il porro a fettine sottili e gli aromi, unire subito la carne, fare rosolare a fuoco allegro mescolando per sigillare bene, salare e pepare



sfumare con il vino e quando è evaporato unire bordo vegetale tanto q.b. per coprire di due dita la carne, chiudere col il coperchio e cuocere un'ora da quando si sente il sibilo (in alternativa se non si possiede la pentola a pressione cuocere lo stufato per 3 ore), nel frattempo sbucciare la mela, farla a pezzetti e mescolarla con il cacao e la cannella.


Trascorso il tempo indicato, aprire la pentola e travasare la carne stracotta in un tegame di coccio (o dal fondo spesso), unire mela, cacao e cannella, aggiungere acqua calda se necessario, rimettere sul fuoco e cuocere a fiamma bassissima (gas più piccolo al minimo) coperto per 20-30 minuti; la mela dovrà essere completamente disfatta e un tutt'uno con la guancia.
Servire caldo con purè di patate o polenta fumante.



Mele in gabbia

Oggi Al Km 0 portiamo ricette tipiche territoriali che si gustano seduti alle grandi tavolate in occasione di fiere, sagre e feste del paese ma, visto il periodo terribile di lockdown e ristrettezze in tal senso, che siano adatte da poter cucinare in casa da condividere con i nostri congiunti; per la mia merenda, dunque, mi sono ispirata a Tuttomele (che quest'anno, appunto, non si terrà) in cui la mela piemontese (soprattutto le varietà antiche) è protagonista, ma ne ho già parlato altre volte, ad esempio quando ho sfornato la mia crostata preparata per quell'evento.
Oggi, tuttavia, vi posterò alcune immagini della Rassegna dell'Artigianato che si tiene ogni anno tra le vie del centro storico di Pinerolo, la mia cittadina, nel mese di settembre (naturalmente pubblico solo immagini mangerecce...attinenti al post ma gli stand degli artigiani sono tantissimi, dal falegname alla sarta al restauratore di mobili ecc. ecc) n.b. non vedete le persone indossare mascherine perchè sono fotografie che ho scattato lo scorso anno.

So che rischio di peccare di presunzione ma pazienza..  sono certa che le mie mele in gabbia rispetto a quelle che negli anni ho potuto gustare acquistandole nelle pasticcerie della zona, non temano alcun confronto anzi....  :-) qui è la materia prima che fa la differenza (e anche la quantità, a volte ho trovato più sfoglia che ripieno), io le preparo da sempre, soprattutto per la merenda dei miei figli quando erano piccoli, la domenica, quando ero a casa dal lavoro.



Cosa serve:
250 g. pasta sfoglia rettangolare (se fatta in casa, molto ma molto meglio)
4 mele renette o jonagold o golden o grigia di torriana
25 g. burro morbido a pomata
25 g. zucchero di canna 
1/2 cucchiaino cannella in polvere
buccia grattugiata di limone (un pizzico)
8 cucchiaini confettura di albicocche o pesche 

Poi serve:
1 tuorlo
poco latte
zucchero di canna o granella q.b.

Preriscaldare il forno a 180° statico. 
Rivestire una leccarda con carta da forno
Lavare e sbucciare le mele, togliere il torsolo e i semi interni usando l'apposito attrezzo da cucina eliminando ogni semino e residuo coriaceo.
In una ciotolina mescolare il burro morbido con lo zucchero di canna, la scorza del limone e la cannella. Stendere la sfoglia e tagliarla in 4 parti uguali.



Spalmare sul centro di ogni sfoglia la crema di burro, con l'aiuto di un cucchiaino farcire l'interno delle mele con la confettura (un cucchiaino per ogni lato della mele, indi per cui due cucchiaini per frutto), adagiare le mele sulla crema di burro e poi rivestirle bene con la sfoglia che trasborda sigillandola delicatamente per fare aderire i lembi.




In una ciotolina emulsionare il tuorlo d'uovo con un goccio di latte e spennellare ogni mela in gabbia di sfoglia e poi spolverizzare con zucchero di canna oppure con zucchero a granella.
Adagiare ogni pacchetto sulla leccarda rivestita ed infornare per 40 minuti, poi abbassare il forno a 150°, aprirlo a fessura, mettere il manico di un cucchiaio di legno per mantenerlo aperto e lasciare le mele ancora all'interno per 5 minuti, poi spegnere e sfornare.
Con estrema delicatezza e una palettina per dolci spostare le mele in gabbia su una gratella rivestita con un foglio nuovo di carta da forno e lasciare raffreddare. Ottime ancora tiepide ma buonissime anche fredde a temperatura ambiente.









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Verza e salsiccia

Oggi niente ricetta light, anzi.. eh beh quando ci vuole - ci vuole! Anche questo è un comfort food, non è vero? Noi, in piemonte, questo piatto lo chiamiamo "salsiccia e crauti" ma so bene che i veri crauti tedeschi (sauerkraut) si preparano in maniera diversa, intanto si usa il cavolo cappuccio e non la verza, poi dopo averli tagliati sottilmente, si mettono per molti giorni a fermentare in botti di legno con spezie tipiche bavaresi e sale, e saranno pronti da mangiare solo dopo qualche settimana. Prima o poi voglio provare a farli in casa, senza botte ovvio, ma se trovo una ricetta alternativa e fattibile, proveròIntanto ecco i semplicissimi "crauti piemontesi" :-))) 


Cosa serve per DUE persone:
1/2 verza (se si cucina in inverno, dopo la prima gelata, la verza sarà più tenera e saporita, io preferisco quella scura, ma per adesso ho trovato questa)
1/2 cipolla bianca
1 spicchio aglio
1/2 bicchiere vino bianco secco
1/4 bicchiere aceto di vino bianco
brodo vegetale (o acqua) q.b.
poco sale e pepe
300 g. salsiccia fresca
olio evo

Lavare le foglie della verza ed eliminare la costola centrale che è dura, arrotolare le foglie e tagliarle a listarelle sottili. In un capiente tegame scaldare un filo d'olio con la cipolla a fettine sottili e l'aglio intero, unire la verza e lasciare insaporire, aggiungere 1/4 di bicchiere di vino e 1/4 d'aceto, quando è tutto evaporato, togliere l'aglio, salare, pepare ed unire abbondante brodo vegetale o acqua calda, mettere il coperchio e lasciare stufare a fuoco dolcissimo a lungo, fino a quando la verza risulta tenerissima, quasi fondente. Aggiungere acqua ogni tanto se necessario.
In un tegame a parte cuocere la salsiccia senza aggiunta di grassi, farla rosolare bene ed aggiungere il restante vino, mettere il coperchio quando è evaporato e portare a cottura (una decina di minuti per la nostra salsiccia); infine quando i "crauti" sono cotti unire il tutto e portare a tavola ben caldo.
Si possono servire per accompagnare salami cotti, cotechini, wurstel, stinco di prosciutto arrosto e carne lessa in genere.


Bagna cauda (caöda) tradizione piemontese


A gentile richiesta, ripubblico la ricetta.
Qui occorre un po’ di storia perché la bagna caöda non è un piatto qualunque, è un’istituzione (è un po’ il corrispettivo della pizza margherita in Campania, o il risotto con l’ossobuco in Lombardia, tanto per dirne due, per intenderci); la ricetta della bagna caöda (che si legge cauda che vuol dire salsa calda-intingolo) fino a qualche decennio fa era tutta un’altra faccenda rispetto ad oggi: molto più forte, sapida, grassa.
La bagna cauda è un rituale, un piatto conviviale, da fare quando si è a tavola con amici e parenti.
La pietanza, (piatto unico) va collocata al centro della tavola nel tegame di terracotta e posto sopra un apposito fornello acceso, nel quale si intingono le verdure lesse e crude. I commensali si stringono attorno alla tavola ed al fujot (così si chiama il tegame). Anche se negli ultimi anni, vuoi per praticità, vuoi perché si è diventati schizzinosi, si usano i fujotini, ossia piccoli tegamini sempre di terracotta, bucati sotto, dove si inserisce una candela per mantenere la temperatura della salsa, che deve essere piuttosto alta. 
Ma io quando a tavola siamo in famiglia uso sono il fujiot grosso dove tutti si servono. 

Ogni famiglia piemontese ha la sua ricetta, i puristi usano solo acciughe, tanto ma tanto aglio, olio (e qualcuno anche burro) ma è veramente difficile da digerire e ha un sapore molto intenso, ognuno preferisce la propria versione, io stessa l'ho mangiata qualche volta in trattoria (in piola, come si dice in piemontese)  o a casa di amici ma la mia, per me, non si batte :-)))


Cosa serve:
Si calcola una testa - ebbene sì una testa (non uno spicchio d'aglio) a persona però in questi ultimi anni ho alleggerito un po’ il carico e ne metto mezza
1/2 etto di acciughe pulite (quindi "sporche" saranno un etto scarso all'incirca). Sotto sale, quelle piccole e rosse (tanto poi verranno sciolte)
Olio e.v.o e burro (oppure solo olio)
panna da cucina q.b.
Latte q.b. (per cuocere l'aglio)
facoltativo: gherigli di noce tritati

verdure cotte:
patate lessate con la buccia e poi sbucciate
peperoni arrostiti al forno e spellati
cipolle lesse o cotte al forno (che è meglio)
cavolfiore lessato
broccolo lessato 


verdure crude:
cardo, possibilmente quello gobbo, al quale si toglieranno col pelapatate, i filamenti (un po' come si fa con il sedano)
verza
topinambur (si mangia sia cotto che crudo a piacere)
insalata belga
barbabietola 
finocchi

Queste sono le verdure che si utilizzano a piacere. Ma: non devono mai mancare i peperoni, il cardo, le patate e le cipolle.

Il lavoro lungo è preparare le verdure e pulire le acciughe.
Prima di tutto preparare le verdure come descritto sopra.
La quantità è ad occhio, dipende quanto uno mangia e quanta bagna si prepara, comunque all'incirca una patata a testa, una cipolla, una falda di peperone e così via.
Sbucciare l'aglio e togliere l'anima (quel pezzettino interno verde), fallo cuocere in un po' di latte. Il latte poi si butta. Questa operazione consentirà di eliminare il gusto forte dell'aglio e di renderlo, per così dire, più digeribile.


Qualcuno poi versa questo latte nella bagna e così va a farsi benedire "l'alleggerimento". (Nota: mia nonna lo tagliava a fettine sottili-sottili e lo faceva friggere. Non metteva la panna, se non negli ultimi anni, evidentemente si era "modernizzata" Ma metteva moltissimo burro)
Mettere sul fuoco il fujot, con olio abbondante e un bel pezzo di burro. A piacere aggiungere due/tre noci tritate, aggiungere l'aglio schiacciato con una forchetta e, poche alla volta, le acciughe;  mantenere il fuoco medio, cuocere a fuoco bassissimo (meglio ancora con uno spargifiamma) e lasciare che le acciughe si sciolgano dolcemente e si amalgamino ottenendo una salsa omogena.






Aggiungere poi, a cucchiaiate, poca panna. Assaggiate. Se è troppo forte o troppo densa, aggiungete un altro po' di panna. Non deve essere troppo liquida ne troppo densa
Questa è una versione mini della bagna caoda con parziali qualità dei verdure, ma se avete l'occasione d'avere almeno tre o quattro ospiti vi consiglio di portare a tavola tutta la varietà descritta e, magari, calcolare una o due porzioni in più di bagna, per il bis che sicuramente non mancherà :-)