Ravioli del plin verdi con tartufo nero estivo piemontese

Oggi al Km 0  prepariamo ricette dedicate alle sagre ed alle fiere. Io ho scelto di cucinare un piatto tutto della tradizione piemontese e tutto rigorosamente fatto a mano in casa per fare sposare due capisaldi della nostra cucina: i ravioli del plin ed il tartufo nero estivo che è perfetto da usare per fare farcie e sughi, ho voluto fare una versione più fresca, di magro, utilizzando ricotta seirass che è cremosissima ma asciutta, costituita da parte di latte vaccino e parte ovino, ho poi aggiunto erbette di campo e coltivate crude e tritate, quali spinaci, bietoline, ortiche, borragine, prezzemolo, porro, erba cipollina ecc.) e, in ultimo una bella grattata di tartufo nero.
Questo è un piatto "della domenica", delle feste, delle occasioni speciali. La pasta fresca si può congelare (e dunque ci si può avvantaggiare sui tempi) e poi cotta in acqua al bollore e salata ancora surgelata.

In Piemonte, si sa, ne siamo portatori sani  :-) ad esso sono dedicate varie sagre che sono concentrate soprattutto verso il tartufo bianco che è il re indiscusso dei tartufi in tutto il nostro Belpaese (almeno una volta nella vita va degustato, magari appena arriva lo stipendio sul conto corrente...), quella più famosa è la fiera ad Alba, la raccolta va da metà settembre a fine gennaio; mentre è dedicata solo una sagra al tartufo nero pregiato, la maturazione va da  metà novembre a metà marzo, quello nero estivo va da fine maggio ad inizio settembre e si può conservare in salamoia al naturale, si può fare l'olio tartufato.

Puoi prendere spunto anche dai miei Gnocchi di zucca con fonduta di tuma e tartufo nero pregiato.


Cosa serve per 3-4 persone (550 g. di prodotto circa)

Per la pasta:
150 g. farina 00 per pasta fresca
50 g. farina di semola rimacinata
2 uova medie
1 cucchiaio (15 g.) erbette di campo e coltivate tritate
1 cucchiaio acqua

Per il ripieno:
240 g. ricotta piemontese (seirass)
Noce moscata q.b. (una bella grattata)
Pepe creola q.b. (una macinata)
1 pizzico sale (poco, il seirass è molto saporito, se si usa altra ricotta consiglio di mescolare quella vaccina e di pecora e lasciarla scolare in frigo tutta una notte in un colino, deve essere asciutta)
2 cucchiai (30 g.) erbette di campo e coltivate tritate
1 tuorlo (conservare l’albume per sigillare la pasta)
2 cucchiai grana padano grattugiato (il parmigiano in questo caso risulta troppo saporito e coprirebbe il tartufo)
½ tartufo nero estivo piemontese

Per condire serve:
burro di malga o da centrifuga di ottima qualità q.b.
salvia fresca q.b.

Lavare, asciugare in una centrifuga per insalata le erbette e tritarle in un robot da cucina provvisto di cutter.

Preparare la pasta mettendo nella ciotola della planetaria, o in una ciotola normalissima, tutti gli ingredienti elencati ed impastare fino ad ottenere un composto sodo ma non duro. Io ho amalgamato il tutto e poi ho impastato ancora a mano. Formare una palla, coprirla con una scodella a campana e lasciare riposare la pasta per 20-30 minuti. Intanto preparare il ripieno.



In una ciotola mescolare, amalgamare tutti gli ingredienti, il tartufo grattugiato per ultimo.
Passare la pasta nella sfogliatrice/nonna papera in modo da ottenere sfoglie sottilissime (posizione 8 la penultima).



Preparare i ravioli formando mucchietti a distanza regolari sulla sfoglia (vedere la foto), spennellare con poco albume, rivoltare la sfoglia sui mucchietti di farcia, premere lungo la lunghezza della sfoglia per fare aderire la pasta poi con la mano “a taglio” premere bene in modo da fare uscire aria (altrimenti in cottura si rompono) e in modo di ottenere raviolini con il ripieno a mucchietti alti e non allargati, poi pizzicare, plin appunto, in corrispondenza del vuoto tra un mucchietto e l’altro infine, con una rotella dentellata, tagliare ottenendo così la classica forma del nostro raviolo del plin.





Mettere sul fuoco abbondante acqua salata e appena inizia a bollire mettere a cuocere i ravioli, nel contempo mettere sul fuoco una larga padella con burro abbondante e abbondante salvia, fare spumeggiare il burro, cuocere pochi istanti i ravioli (essendo pasta fresca cuoce velocemente), con una schiumarola raccoglierli delicatamente e farli passare nella padella, mescolarli con garbo per fare formare una goduriosa crosticina alla pasta e per rendere la salvia bella croccante. Servire subito con grana grattugiato a parte.


Se replichi la ricetta, per cortesia, inserisci il link di riferimento al mio blog, Grazie
Seguiteci anche sulla nostra pagina facebook cliccando QUI

Gnocchi di patate paglia e fieno all'amatriciana

Gli gnocchi sono versatilissimi, adatti ad ogni condimento (o quasi) e sono davvero buoni in ogni stagione, non conosco nessuno a cui non piacciano, sono uno di quei piatti semplici ma al contempo di quelli che si si sbaglia la base, si rovina tutto il piatto. Per base intendo la qualità della patata e come si lavora: vietato frullarla altrimenti diventa colla, vietato cuocerla senza buccia altrimenti si inzuppa d'acqua, vietato schiacciarla fredda altrimenti non rimane vellutata, vietato lavorarla con la farina troppo calda o troppo fredda altrimenti assorbe troppa farina o non si amalgama. Ecco :-)
Per questi gnocchi ho deciso di aromatizzarne una parte, per dare una spinta al piatto, con i profumi che in questa stagione troviamo nell'orto e in vaso sui terrazzi, nulla vieta di farli anche nella stagione fredda utilizzando aromi secchi, meno profumati ma comunque validi.

Cosa serve per DUE persone

Per gli gnocchi:
450 g. patate a pasta bianca farinose (meglio se vecchie)
180 g. farina debole W170 00 oppure 1 (la quantità può variare in base a quante ne assorbe la patata)
opzionale: la punta di un cucchiaino lievito istantaneo per torte salate (NON di birra eh!)
sale q.b.
aromi q.b. (basilico, maggiorana, timo...)

Per il sugo:
60 g. pancetta tesa (ci vorrebbe il guanciale ma a me non piace per niente)
2-3 piccoli peperoncini secchi (io ho usato i miei calabresi)
sale q.b.
poco vino bianco secco
salsa di pomodoro q.b. (io di pelati)

Poi serve:
pecorino romano grattugiato q.b.

Per fare gli gnocchi seguire il passo-passo che ho già pubblicato qui: gnocchi di patate omettendo l'uovo. Dividere l'impasto e ad una metà, ad una parte unire aromi frullati con un cucchiaio di latte, impastare brevemente e dare la forma, tenere da parte. Se serve, agli gnocchi verdi, unire una spolverata di farina.
Mettere sul fuoco una capiente pentola con acqua salata per fare cuocere gli gnocchi ed intanto preparare il sugo facendo rosolare in un tegame antiaderente la pancetta tagliata a dadini (o il guanciale) a fuoco basso, rilascerà il suo grasso che andrà buttato, unire ora il vino bianco e fare sfumare, aggiungere la cipolla a fettine e il peperoncino, unire la salsa di pomodoro ed aggiustare di sale. Fare cuocere 15 minuti, eliminare il peperoncino (io uno l'ho tagliato a pezzetti e l'ho lasciato, ma deve piacere), scolare gli gnocchi (come riaffiorano in superficie vanno scolati con una schiumarola). Condire con il sugo e con il pecorino; gustare caldi.

       Se replichi la ricetta, per cortesia, inserisci il link di riferimento al mio blog, grazie! 

Pane delle vacanze (mix di farine e lievito madre)

E' ora di andare in vacanza, il granaio chiude per la pausa estiva ed io ho sfornato un pane usando i pacchetti aperti delle varie farine ed il mio fidato lievito madre che andrà a riposare in congelatore fino a fine agosto, il procedimento ormai collaudato, è sempre lo stesso.


Ho usato, come sempre, il mio lievito madre che si può sostituire con 1-2 g. di lievito di birra fresco sbriciolato direttamente nella farina, in questo caso accorciare i tempi della prima lievitazione, lasciare intatto il tempo di maturazione del passaggio in frigo e accorciare poi il tempo della lievitazione finale, nel cestino. Sono sufficienti un'ora e mezza/due invece di tre ore.

Cosa serve:

200 g. farina di segale
200 g. farina tipo 1
150 g. farina tipo 2
100 g. lievito madre rinfrescato e al raddoppio
16 g. sale fino marino integrale
400 g. acqua a t.a.
1 cucchiaino malto d'orzo bio in polvere

(orari indicativi: quelli che ho usato io)

Ore 13,30 tirare fuori dal frigo il lievito per acclimatarlo, (dopo una mezz'ora spesso faccio il bagnetto al lievito lasciandolo in ammollo in acqua leggermente tiepida con un pizzico di zucchero se ha un odore un po' acido, poi lo strizzo e proseguo) ore 14,30 rinfrescare il lievito, tenerne da parte 100 g. e l'altro (dopo aver fatto partire la lievitazione, quindi dopo 2 o 3 ore) metterlo in frigo per le panificazioni successive.
Nel frattempo preparare l'autolisi mettendo nella ciotola le farine e irrorandole con 340 g. d'acqua. Dare una mescolata sommaria e veloce, coprire con pellicola/canovaccio e lasciare riposare il tempo che il lievito sarà pronto.


Ore 18/18,30 mettere nella ciotola della planetaria il malto e il lievito a pezzi, iniziare ad impastare, unire la restante acqua pochissima alla volta, lasciando incordare ogni volta, in ultimo aggiungere anche il sale. Impastare fino a quando l'impasto risulta liscio, resterà morbido e appiccicoso, è normale quando si impasta un pane ad alta idratazione. E' giusto così.
Spegnere, ungersi le mani prelevare l'impasto e metterlo in una capiente ciotola leggermente oliata; coprire con pellicola e canovaccio (io poi lo tengo fermo con un grande elastico in modo che non passi aria, l'impasto non deve assolutamente seccare) e lasciare la ciotola a t.a. per 3 ore, poi trasferirla in frigo a fare maturare l'impasto per 10-14 ore, a seconda dei propri impegni (quindi fino alla mattina successiva e se seguono gli orari che ho usato io).


La mattina ore 9,30 circa
Prendere l'impasto e delicatamente rovesciarlo sul piano da lavoro. Dare una piega a libro, coprire con pellicola e canovaccio e lasciare riposare 15-20 minuti e ripetere un'altra volta. Questo passaggio è importante, serve a dare corpo e volume al pane.
Trascorso il tempo per la puntatura, allargare l'impasto con delicatezza, usando i polpastrelli in modo da ottenere un rettangolo, portare i lembi dell'impasto verso il centro, arrotolare l'impasto, coprirlo con pellicola e canovaccio e lasciarlo lievitare circa 3 ore.
Preriscaldare il forno statico a 250° con la leccarda all'interno.
Capovolgere il pane sulla leccarda tirata fuori dal forno e rivestita con carta da forno, spolverizzare leggermente il pane e rimuovere l'eventuale eccesso di farina, praticare un taglio nella prossimità della congiunzione dei lembi con l'aiuto di una lametta o un coltellino affilato, praticare poi altri taglietti e disegni a piacere.

Spruzzare le pareti e il fondo del forno con acqua (usando uno spruzzino o le mani semplicemente), infornare. Dopo 10 minuti aprire il forno e vaporizzare di nuovo acqua per creare umidità  - attenzione non sul pane! (serve a non fare formare una crosta dura al pane, altrimenti non cresce e non cuoce più bene) poi abbassare a 220° e lasciare cuocere per 15 minuti, di seguito abbassare la temperatura a 190° e lasciare cuocere per altri 50 minuti, poi abbassare ancora il forno a 150° e lasciare 10 minuti con lo sportello aperto a fessura.
Infine spegnere il forno, aprire lo sportello a fessura ma lasciare ancora il pane all'interno per 5 minuti.
Tutto questo calare graduale della temperatura farà sì che il pane possa avere una bella crosta croccante esterna, che sia ben cotto internamente e che l'umidità del pane stesso possa evaporare rendendolo asciutto oltre che cotto.
Nei forni di casa occorre avere procedure un po' "arrangiate" per così dire.
Controllare ogni forno è diverso, "bussando" il sotto del pane si deve sentire un rumore sordo, lo dico sempre che è semplice ma efficace, per capire se è cotto, deve avere un aspetto ben dorato e cotto (prendere il pane col guanto da forno, naturalmente...)


Sfornare la pagnotta e metterla a raffreddare su una gratella (se possibile inclinando il pane dato che è una pezzatura grande, il vapore interno evaporerà meglio).


Ed è con questo pane che la sottoscritta insieme a Carla, Monica, Natalia, Sabrina e Zeudi, team de Il Granaio - Baking time vi ringrazia di cuore per averci seguito (e siete in tanti, in tanti ci avete scritto ed apprezzate).
Portiamo la rubrica in vacanza e vi diamo appuntamento per il 5 settembre ore 10  cariche di energie e di nuove ricette da condividere, per un altro nuovo anno insieme, sempre il 1° e 3° giovedì di ogni mese  sui nostri blog e sulla nostra pagina facebook. 

Il blog Batuffolando Ricette rimane aperto fino alle fine di luglio, restate sintonizzati :-)

Il nostro paniere completo ha sfornato:

Monica: Ciappe
Natalia: Brioche morbida
Sabrina: Pane alle carote

                                    Seguiteci anche sulla nostra pagina su facebook cliccando qui
                                                           @ilgranaiofoodblogger


Calamari marinati e cotti in forno in panure aromatica

Buon lunedì! Con le belle giornate finalmente si può fare un po' di movimento senza il pensiero di prendere un acquazzone, si può godere di lunghe passeggiate nei parchi in città, di fare trekking al fresco in montagna, di corsette sul bagnasciuga; qualunque sia il movimento che fate, l'importante è farlo. Ne guadagna il benessere psicofisico, la bilancia, l'umore. 

Per tutto ciò vi rimando alla mia allenatrice di fiducia, nonchè amica Ylenia Vignolo Personal Trainer che saprà consigliarvi e seguirvi nel vostro percorso personale, io mi limito a suggerirvi questa ricetta ipocalorica ma molto golosa ed appagante e, perchè no, facile da preparare. 



Cosa serve per DUE persone:

600-700 g. calamari grandi e freschissimi
1 spicchio aglio
succo di mezzo limone
olio evo q.b.
una macinata di mix creola (pepi vari)
pane grattugiato q.b. (circa 4 cucchiai)
farina di semola rimacinata q.b. (circa 2 cucchiai)
rosmarino, timo, basilico e prezzemolo q.b.
sale q.b.

Pulire, spellare e lavare accuratamente i calamari, poi tagliarli a rondelle piuttosto spesse; metterle in una ciotola ed irrorarli con un filo d'olio evo, il succo del limone, due belle macinate di mix creola (o pepe bianco), uno spicchio d'aglio tagliato a metà, mescolare bene, coprire con pellicola e mettere in frigo a marinare per un'ora e mezza/due.


Trascorso il tempo della marinatura, eliminare l'aglio e preriscaldare il forno ventilato a 190°. In una piccola ciotola mescolare il pane grattugiato, la farina di semola, gli aromi freschi tritati. Passare le rondelle di calamaro (e i ciuffi) nella panure aromatica, scuotere l'eccesso e adagiare il mollusco in una teglia rivestita con carta da forno.



Infornare nella parte alta (penultimo ripiano) del forno e cuocere per 20-25 minuti,  mescolando in modo delicato a metà cottura. Togliere la teglia dal forno, salare e servire immediatamente. Ottimi! Morbidi e gustosi ma leggerissimi.


Crostatine con crema al cioccolato, fragole e pinoli

Oggi al Km 0 festeggiamo l'estate: aria di vacanze, di sole, di villeggiature e gite fuoriporta, di un po' di relax (figli permettendo) e di sano ristoro della mente e del corpo e noi ci occupiamo proprio di questo :-) 
Io porto la colazione e diciamolo... a chi non piace (o piacerebbe) trovare per il primo e più importante pasto della giornata coccole come una buona fetta di torta o una brioche fatta in casa o biscotti fragranti?
Per iniziare bene la giornata ho preparato delle crostatine farcite con una golosa crema al cioccolato e arricchite con due gusti: fragole e pistacchi oppure con pinoli. Quale scegliete?




Le paste frolle non sono tutte uguali, dipende dall’uso: quando si prepara per fare i gusci che conterranno creme e frutta, quindi pesi, deve essere sostenuta e dunque occorre la giusta dose di burro con aggiunta di lievito.

Per queste crostatine ho scelto la pasta frolla alla vaniglia di Knam, per il resto sono andata di fantasia.

Cosa serve per 6 crostatine:

300 g. pasta frolla
250 g. latte
35 g. maizena
50 g. zucchero
50 g. cioccolato al latte o fondente
10 g. (un cucchiaino) pasta di mandorle pura (oppure qualche goccia di essenza naturale di mandorla)
Fragoline fresche q.b.
Pinoli tostati q.b.
Granella di pistacchio di Bronte q.b.
Zucchero a velo di canna q.b.

Per dose da 500 g. pasta frolla serve: (prelevarne poi ciò che serve per la ricetta, ovvero 300 g. e l’altra congelarla o utilizzarla i giorni seguenti)

125 g. burro morbido a pomata
125 g. zucchero semolato
1 pizzico sale
La polpa di mezza bacca di vaniglia
5 g. lievito per dolci
240 g. farina 00

Per prima cosa fare la pasta frolla che dovrà poi riposare alcune ore in frigo (io l’ho fatta la sera precedente).
In un robot provvisto di cutter o nella planetaria usando la foglia, montare il burro con lo zucchero, il pizzico di sale e i semi della bacca di vaniglia, quando spumoso e bianco, unire l’uovo, continuare a montare ed infine la farina con il lievito precedentemente mescolato. Azionare lo stretto necessario perché gli ingredienti si amalgamino, formare un panetto, avvolgerlo in pellicola alimentare e mettere in frigo.

Mentre la frolla riposa, preparare la crema (si può fare il giorno precedente anche la crema):
con una frusta sciogliere la maizena in poco latte freddo, stemperare bene in modo che non si formino grumi ed aggiungere il resto del latte, unire lo zucchero e la pasta di mandorle pura (o l’essenza/l’aroma), mettere sul fuoco e fare addensare mescolando in continuazione molto bene e velocemente, non deve attaccare al fondo del pentolino e non deve bruciare, mantenere la fiamma moderata.
A fuoco spento unire il cioccolato precedentemente tagliato a coltello, mescolare bene per farlo sciogliere, coprire la crema con pellicola a contatto e lasciare raffreddare completamente.



Accendere il forno statico a 170°
Sul piano da lavoro leggermente infarinato, manipolare la pasta frolla per renderla elastica e stenderla ad uno spessore di circa ½ cm. Ricavare 6 dischi con un coppapasta più grande rispetto ai pirottini (o stampini) delle crostatine in modo da calcolare anche i bordi, bucherellare il fondo con i rebbi di una forchettina, adagiare un quadrato di carta da forno e riempire con ceci secchi o fagioli secchi (che poi si conserveranno per altre cotture in bianco), appoggiarle sulla leccarda del forno e cuocere le crostatine per 10 minuti, poi eliminare carta e ceci e rimetterle in forno per altri 5 minuti.
Spegnere e fare raffreddare i gusci cotti.






Mescolare bene la crema al cioccolato ed inserirla in una sac-a-poche, riempire i gusci di frolla con la crema, farcire e decorare con fragole e granella di pistacchi o con pinoli precedentemente tostati in una padellina antiaderente.



Spolverizzare in modo molto leggero con zucchero a velo di canna.
Servire subito.
Se le crostatine devono essere preparate in anticipo, la frutta fresca e secca è meglio aggiungerla solo al momento di servirle.



Seguiteci anche sulla nostra pagina facebook cliccando QUI

Zucchine alla pizzaiola gratinate

Un contorno tanto semplice quanto gustoso e leggero.
Se si desidera accorciare la cottura in forno si può fare sbollentare pochi minuti le zucchine in acqua al bollore salata, ma la preparazione risulterà meno saporita.



Cosa serve per 2/3 persone:

650 g. zucchine chiare e tenere
una manciata di pomodorini datterini
sale e pepe
aromi misti (io ho messo salvia, erba cipollina e timo freschi + erbe secche provenzali)
1/2 spicchio aglio
1/2 cipollotto fresco di Tropea
olio evo q.b.
parmigiano grattugiato q.b.
pangrattato q.b.


Mondare e lavare le zucchine, tagliarle a rondelle e metterle in una ciotola, tritare gli aromi ed unirli alle zucchine, aggiungere i datterini lavati e tagliati a metà salare, pepare e condire con un filo d'olio evo, mescolare bene.


Oliare il fondo di una terrina che possa andare in forno, cospargere con poco pangrattato e versare le zucchine e cospargere con parmigiano grattugiato.
Cuocere in forno preriscaldato a 180°/190° statico per un'ora circa.


Servire calde

Panbauletto semidolce al farro integrale, miele e cacao

Questo è un pane a tutti gli effetti, non è un filone da tagliare per ottenere fette biscottate, sarebbe un altro tipo di impasto. Le fette si possono naturalmente tostare ma rimarrà un pane dolce al cacao tostato.
Io ho usato il mio lievito madre, lo prediligo e preferisco rispetto al lievito di birra fresco per sapore ma soprattutto digeribilità e durata, ma ciononostante non è da demonizzare assolutamente se usato con le giuste proporzioni (ovvero POCO) e lasciando gli impasti tranquilli e pacifici a lievitare 12/24h. (quello liofilizzato, che è sintetico, lo detesto sia per gusto che per il fatto che irrita le mucose dell'intestino, ma se piace nulla vieta di usarlo: consiglio di adoperarne la metà - o anche di meno -  rispetto a quel che è indicato sulle confezioni)
Va detto e ripetuto che se si utilizza il lievito di birra (e questo vale per qualsiasi lievitato dolce o salato che sia) il risultato si ottiene con molta più facilità e con maggior resa estetica, indi per cui tenetene conto :-) 
Pani salati e dolci simili a questo ce ne sono molti, siccome volevo un mix tra un panbauletto e un pane semi-dolce, inoltre lo volevo colorato e  con il cacao e goloso ma a basso contenuto di grassi, quindi ho messo a punto questa versione che è una mia ricetta.


Cosa serve

Per la biga: (se si usa lievito di birra io direi che potrebbe andare bene fare un pastello con 160 g. di farina e 2 g. di lievito + acqua q.b.)
95 g. lievito madre 
95 g. farina manitoba
45 g. acqua a temperatura ambiente

Per l'impasto:
la biga (240 g.)
250 g. farina manitoba
150 g. farina di farro integrale bio
50 g. liquore al mandarino (sostituibile, se ci sono bambini, con latte di riso)
100 g. panna di riso
2 cucchiaini di malto d'orzo in polvere
65 g. latte di riso
3 cucchiai colmi di miele d'arancio
2 pizzichi di sale fino
1 anice stellato

Poi serve:
15 g. latte di riso
20 g. cacao dolce (oppure amaro mescolato ad 1 cucchiaino di zucchero)
2 prese di curcuma
un goccio di panna di riso


Preparare un pastello mescolando in una ciotolina gli ingredienti indicati per la biga. Coprire con pellicola e lasciare riposare per 5 - 6 ore.

Mettere nella ciotola della planetaria (o ciotola capiente se si impasta a mano) la biga con le farine setacciate, iniziare a fare girare la macchina a velocità minima, usando il gancio. Intanto mettere in una tazza la panna di riso e il latte di riso con l'anice stellato. Scaldarlo a temperatura minima nel microonde. Lasciare 5 minuti in infusione poi toglierlo. Mescolare il liquore (o il latte se si preferisce)
Unire il liquido, poco alla volta alle farine e biga, aumentare la velocità poi unire il malto ed il miele. Il pizzico di sale per ultimo.
Quando ben impastato, toglierlo dalla ciotola (se si impasta a mano, dopo aver amalgamato gli ingredienti, riversare l'impasto sul piano da lavoro ed impastare a lungo.)


Pesare l'impasto. Io, utilizzando il lievito madre ho ottenuto un peso di 930g.

Dividerlo in due parti: una di 480 g. l'altra di 450 g.
Rimettere quella più piccola nella ciotola, unire il cacao dolce setacciato  precedentemente mescolato a 15 g. circa di latte di riso, fare andare ancora qualche minuto la planetaria. Non deve diventare omogeneamente "cioccolatoso" ma deve rimanere un po' variegato, quindi sono sufficienti pochi minuti.

Mettere i due impasti in due diverse ciotole oliate leggermente e coperte da pellicola. Riporre in frigo fino al giorno dopo.
Orari indicativi che ho usato io: ho riposto gli impasti in frigo a maturare alle ore 17.
Ho tirato gli impasti fuori dal frigo la mattina successiva ore 9.
Lasciare a temperatura ambiente per 2 ore.

Riprendere gli impasti, allargarli con i polpastrelli per ottenere due rettangoli (quello chiaro un pochino più grande), prendere la misura in modo tale che si possa accomodare bene nello stampo da plum-cake leggermente oliato, grande cm. 27x10.
Sovrapporre l'impasto al cacao su quello bianco e chiuderlo a cilindro in modo che la parte al cacao rimanga il cuore del pandolce. Ovvero: non come fosse un rotolo farcito, bensì un solo giro.



Riporre l'impasto nello stampo avendo cura che la chiusura sia laterale quasi sottostante (per creare la cupola superiore e la spaccatura di fianco), spolverizzare la superficie molto leggermente con farina di riso, poi coprirlo con un canovaccio e lasciarlo lievitare a lungo: io l'ho lasciato 5 ore. L'ho detto moltissime volte non bisogna avere fretta!
Solo così si avranno lievitati dolci e salati sofficissimi, senza alcun gusto fastidioso di lievito ed altamente digeribili.
Se si usa il lievito di birra, ritengo possano bastare un paio d'ore scarse.





Preriscaldare il forno a 200° statico (o se disponibile la funzione ventilata per pane)
Intanto mettere in una tazzina un goccio di panna di riso e due spruzzate di curcuma. Mescolare accuratamente. 
Spennellare delicatamente la superficie.
Ho usato questo stratagemma per conferire al pane una crosticina colorita, più piacevole da vedere, non utilizzando uova, la curcuma (ma anche lo zafferano - anche se rimarrà più chiaro e darà un'aroma un po' particolare che non è detto che piaccia) sono egregi sostituti per questo scopo.


Spruzzare generosamente le pareti ed il fondo del forno con acqua per creare umidità ed infornare subito il panbauletto.
Dopo 15 minuti abbassare a 180° e continuare la cottura per altri 20 minuti (ma controllare! Ogni forno è diverso. Inserire uno stuzzicadenti esattamente come si fa con le torte. Se è asciutto il pane è pronto. 
Aprire il forno a fessura, abbassare la temperatura a 150° e lasciarlo ancora 5 minuti, poi spegnere e aprire del tutto la porta del forno, attendere altri 5 minuti e poi sfornarlo. Questo serve perchè la crosta rimanga croccante.
Quando è intiepidito, sformalo ed adagiarlo su una gratella per farlo completamente raffreddare.


     Molto buono! Se replichi la ricetta, per cortesia, inserisci il link di riferimento al mio blog, grazie!


Il nostro paniere completo ha sfornato:


                                    Seguiteci anche sulla nostra pagina su facebook cliccando qui
                                                           @ilgranaiofoodblogger