Polenta & Vongole total white

Oggi nel nostro team Light & Tasty parliamo di polenta. Da noi in piemonte si cucina spesso e volentieri. Abbiamo molte campi coltivati a mais e abbiamo molte relative fiere e sagre dedicate a questa fantastica farina che usiamo sia per le ricette dolci (famose le nostre paste di meliga) che salate, oggi, appunto parliamo di polenta.
La farina di mais più rinomata e di nicchia da noi è la pignoletto, sia rossa che gialla (in dialetto pignulet) una farina rustica molto saporita, integrale, indicata da fare e servire soprattutto con carni e cacciagione, poi abbiamo la farina di mais bramata, ideale da abbinare anche essa a carni, una su tutte la lepre in salmì, il coniglio al civet e a vari spezzatini e stracotti, al brasato, poi abbiamo la fioretto e ancora più raffinata, la fumetto, indicata in pasticceria. Inoltre abbiamo la farina per polenta taragna, usata per lo più da preparare con formaggi, uno su tutti la gorgonzola.
Oggi io ho voluto preparare la polenta più delicata sia come sapore che come consistenza indicata da servire con il pesce, la farina di mais bianco.
La Polenta tradizionale ha il mais come alimento di base esso contiene carboidrati, in misura leggermente inferiore alla farina di grano, con il vantaggio di essere facilmente digeribile e di dare al corpo un totale senso di sazietà, dopo avere ingerito un buon piatto di Polenta.
La Polenta, a torto, è considerata un piatto molto pesante e ricco di calorie.
In realtà la Polenta ha una quantità di calorie abbastanza limitata, sicuramente inferiore a quella della pasta e ,al contrario della pasta che ha sempre le stesse calorie per 100g, nella Polenta sono abbastanza variabili. 
Infatti le calorie della Polenta dipendono dal grado di idratazione e quindi dalla sua consistenza: una Polenta molto soda ha più calorie di una Polenta piuttosto liquida.
Come riferimento si prendono in considerazione i valori nutrizionali del mais, che sono sempre pari a 350 kcal per 100 g.

Cosa serve per i crostoni di polenta bianca:
140 g. farina di mais bianco
400 g. Acqua (circa)
Sale grosso q.b.
Olio evo per spennellare


Poi serve:
500 g. vongole veraci
1 spicchio aglio
Olio evo q.b.
Pepe macinato q.b.
Prezzemolo tritato q.b.
Un bicchierino da liquore di vino bianco secco


 Per prima cosa fare la polenta: mettere a bollire l'acqua salata (aggiungendo un filino d'olio se si desidera), se non si dispone di paiolo in rame va benissimo una pentola alta, possibilmente non aderente (altrimenti usare una pentola in alluminio ma poi si dovrà lasciare a bagno tutta una notte per fare staccare la polenta sul fondo).
Quando l'acqua freme (quindi un attimo prima che bolla - piccolo trucchetto per far si che non si formino grumi) unire, a pioggia (IMPORTANTE!) la farina di mais bianco, mescolare sempre mette si unisce con una frusta in modo vigoroso (io uso una frusta che non riga le pentole) quando la farina è ben amalgamata e sobbolle, ridurre al minimo il gas e d'ora in poi mescolare con una grande e lungo cucchiaio di legno. Mescolare spessissimo e fare cuocere a fiamma dolcissima per 40 minuti. L’acqua da usare in proporzione alla farina è indicata sulla confezione, non sono tutte uguali, dipende anche all’uso che poi uno ne vuole fare.
Intanto preparare il sautè di vongole veraci: fare spurgare i frutti di mare in acqua fredda e sale strofinandole e cambiando ogni tanto l’acqua fino a quando non siano più visibili tracce di sabbia.
Mettere in una padella un filo d’olio evo e fare insaporire con uno spicchio d’aglio, unire le vongole, sfumare con vino bianco secco e lasciarle aprire, spolverizzare poi con prezzemolo tritato e una macinata di pepe. Eliminare l’aglio alla fine.


Quando la polenta  è cotta, riversarla dentro ad una pirofila unta d’olio, che sia “di misura” per ottenere poi un panetto adatto da tagliare a fette. Coprire con pellicola a contatto e fare rassodare (in luogo fresco/balcone nel mio caso). 




Si può tranquillamente preparare il giorno precedente.
Rivoltare la pirofila con la polenta bianca su un tagliere, fare fette larghe 2 cm. 



Con un coltello seghettato (va bene quello del pane), tagliare bastocini piuttosto spessi di polenta e spennellare con olio evo tutte i lati, quindi fare abbrustolire i crostoni di polenta bianca in una padella antiaderente rovente (non aggiungere altri grassi), fare arrostire ogni parte rigirando la polenta con due spatole, facendo attenzione a non rovinarla.



Servire i crostoni di polenta bianca arrostita con il sautè di vongole veraci in bianco, condite con un filino d’olio evo a crudo.
Ho etichettato questo piatto come primo, in realtà si può servire anche come antipasto e come secondo, a scelta.

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... ed ecco le mie colleghe cosa propongono
Daniela polenta pasticciata light
Elena gnocchi di polenta
Maria Grazia tortini di polenta ripieni di bietola, formaggio e noci
Milena polenta e merluzzo

Carpaccio di trippa di Moncalieri con ceci e mostarda di Digione

Oggi io e le mie colleghe della rubrica di Al Km 0 parliamo di tavola arlecchino!
Beh siamo nel periodo carnevalesco quindi giochiamo coi colori senza dimenticare di parlare e usare i nostri tanto amati prodotti del territorio, della tradizione e di stagione. Il mio piatto non c'entra niente con il carnevale, nel senso che non è attinente a questa ricorrenza che peraltro da noi, ad esclusione di quello famoso di Ivrea, non si "sente" particolarmente, quindi mi sono ispirata ai colori variegati per la composizione del piatto. La trippa si mangia tutto l'anno, calda o fredda.

Per questa uscita io mi occupo di preparare il pranzo ed ho pensato di coniugare colore, cibo prettamente della mia località e leggerezza (dovendo ancora smaltire le calorie incamerate durante le feste), ecco che ho scelto un prodotto che a prima vista può sembrare grasso (invece no) e insipido (idem come sopra). Si pensa spesso che la trippa sia un alimento calorico e pesante da digerire, niente di più falso. Io l'ho imparato da ragazza, negli anni in cui ho lavorato in macelleria (si..ho fatto anche quello)
La trippa è stato un ingrediente importante nella cultura contadina, l'alimento per chi, non potendo nutrirsi della costosa carne, riusciva così a rimediare pietanze nutrienti e gustose.
Oggi il consumo di trippa può trovare probabilmente motivazioni addirittura maggiori, perché è un alimento ricco di proteine, circa quanto la carne, e contemporaneamente povero di grassi, scendendo ad un decimo o meno. Se siete curiosi di saperne di più su questo prodotto cliccare qui
Si chiama salame per via della forma, non c'entra niente con il salume.


Per 100 g. di prodotto
Kcal 133
grassi 5,9
carboidrati quasi assenti
proteine 20

Cosa serve a persona:

100 g. salame di trippa di Moncalieri (TO) (specialità piemontese)
2 carote piccole e tenere
2-3 cucchiai ceci già cotti
olio evo q.b.
sale e pepe q.b.
succo di limone q.b.
mostarda di Digione q.b. (originale! è importante)
prezzemolo tritato q.b.


La sera precedente mettere in ammollo i ceci con un pizzico di bicarbonato e, dopo 12 ore, farli lessare in pentola a pressione per 30 minuti, scolarli e farli raffreddare.


Preparare un'emulsione mescolando velocemente con una forchetta un paio di cucchiaini di mostarda di Digione (conosciuta come senape di Digione) sale (poco) e pepe, unire una spruzzata di succo di limone e olio evo q.b.
Disporre in un piatto piano la trippa a fette e condirla con l'emulsione preparata, le carote tagliate finemente con il pelapatate e i ceci cotti. Lasciare insaporire una decina di minuti e servire.
Può essere un'ottimo antipasto o un secondo piatto.

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Merenda ospite Paola Torta salata di broccoli e ricotta

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Bocconcini di pollo light con kumquat, lime e zenzero

Gli agrumi che toccasana sulla nostra tavola! Oggi noi del team della rubrica Light & Tasty  portiamo in tavola un cesto carico di salute! Arance, limoni, mandarini, clementine, pompelmi.... ricchi di vitamina C, soprattutto importante per la riparazione dei vasi sanguigni, utile a combattere malattie influenzali, ma anche vitamine B1, B2 e B3 , gli oli essenziali contenenti nelle scorze si possono utilizzare sia in cucina che in cosmetica, ma anche come coadiuvante per varie patologie cliniche quali: calcoli biliari, come depurativo dell'organismo, come effetto calmante; in Italia siamo molto fortunati ad avere come fiore all'occhiello la nostra bellissima Sicilia quale produttore di spicco anche per l'esportazione.
Per la ricetta di oggi ho voluto ispirarmi a profumi e sapori che ormai sono entrati a fare parte del nostro palato e del nostro olfatto, e che sono freschissimi e molto piacevoli.
In questo caso i mandarini cinesi o kumquat sono utili per il sistema immunitario e per le vie respiratorie, la digestione e la pelle; si mangia tutto, dopo averlo accuratamente lavato, occorre scegliere frutti maturi al punto giusto, sono agrumi molto aromatici per via di un olio essenziale che si chiama limonene in primis, ci sarebbe moltissimo da dire ma per ora mi limito a consigliare l'utilizzo di questo frutto per il gusto ed il profumo, che insieme allo zenzero fresco, li ritengo adattissimi per la ricetta di oggi. (Chiedo scusa per le foto ma era sera...)



Cosa serve per DUE persone:

400-500 g. petto di pollo tagliato a cubettini
8-10 kumquat lavati ed asciugati
1/2 lime lavato ed asciugato
un pezzetto zenzero fresco
un ciuffo salvia fresca
una spruzzata vino bianco secco
sale q.b.
mix pepe creolo q.b.
olio evo q.b.
poca farina bianca


In una ciotola mescolare i bocconcini di pollo con la salvia, il pepe, una spruzzata di vino bianco secco, il succo e la scorza grattugiata di 1/2 lime, il succo e la scorza tagliata a listarelle sottili (attenzione ad eliminare tutti i semi) dei kumquat, sbucciare e grattugiare un pezzo di zenzero fresco ed unirlo al pollo, coprire con pellicola e lasciare marinare in frigo per 2 orette.


Fare scaldare un filo d'olio evo in un tegame antiaderente, unire i bocconcini (scolati dai succhi della marinata) e tutti gli aromi, mescolare per fare leggermente colorire, spolverizzare un cucchiaio abbondate di farina sulla carne, salare ed unire solo a questo punto il liquido.  mescolare e mettere il coperchio (se necessario aggiungere un goccino di acqua) fare cuocere una decina di minuti o poco più (dipende da quanto sono grandi i bocconcini). Unire una leggera macinata di pepe fresco. Servire i bocconcini caldi con il loro intingolo leggero ed agrumato.

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... ed ecco le mie colleghe cosa propongono
Daniela risotto all'arancia
Elena macedonia di frutta con crema alla cannella
Maria Grazia merluzzo agli agrumi di calabria
Milena tortino light all'arancia

Dark chocolate bundt cake (lindt master chocolatier)

Domenica scorsa è stato il ventiquattresimo compleanno di Marco, il mio secondogenito, lui ogni anno mi chiede una torta semplice al cioccolato ed io ogni anno gli preparo una torta di compleanno con creme, farcie, panna montata ecc.ecc.ma dai!!! che torta di compleanno è una torta da credenza semplice-semplice. Uffa.
Però quest'anno ho voluto accontentarlo ma non ho rinunciato almeno ad una copertura golosa ed è rimasto contento anche lui :-)
Premessa 1) quando vedo la stessa torta (ricette in generale) in ogni dove nel web e sui libri mi stufo a vederla senza nemmeno farla ed assaggiarla, ovunque c'è la versione di Martha Stewart, sono certa sia buonissima ma: i dolci americani sono, salvo poche eccezioni, zuccheratissimi e grassissimi (infatti il popolo americano è, per la maggior parte, gravemente obeso, tra fast food e dolci pastrucchiati) e a me non piacciono, li preferisco rivisitati in chiave europea, (poi comunque pare che questo dolce pare abbia radici tedesche, infatti, tra l'altro questa versione ha anche farina di mandorle nell'impasto e non ha panna acida)
Premessa 2) volevo un bund cake al cioccolato e non solo con il cacao (com'è la versione che spopola di cui sopra) anche perché se un impasto è ricco di cacao, inevitabilmente si asciuga e avrà un retrogusto amaro, e poi lo volevo che avesse una consistenza scioglievole e umida, e per questo bisogna usare cioccolato fuso, ed inoltre volevo un sapore decisamente marcato, visto che Marco ama il cioccolato fondente.
Quindi cosa ho fatto? ho cercato. Ma ho cercato una ricetta che fosse di un pasticciere e chi me glio di un maestro cioccolatiere della Lindt?
Premessa 3) ho dimenticato di imburrare lo stampo (anche se in silicone, essendo a forma di spirale, meglio ungerlo), l'ho sformato ancora tiepido e l'ho rotto. La base in pratica è rimasta nello stampo, la parte che poi, una volta capovolto, avrebbe dato quel bellissimo aspetto a chiocciola. Bene: siccome buttare via una torta per questo motivo (cibo in generale) e sprecare tutti quegli ingredienti di prima qualità, solo per una questione estetica, proprio non è nella mia politica di visione delle cose.... l'ho farcita così, dalla parte che sarebbe dovuta essere di sotto, e anche se non bella l'abbiamo degustata con goduria lo stesso.

Non ho la foto della fetta, ahimè, perché la abbiamo tagliata di corsa e di sera, appena-appena assaggiata. Mio figlio l'ha poi portata in ufficio il giorno successivo (quindi due giorni dopo averla fatta - si perché meglio farla in giorno precedente -  in modo che i sapori si distribuiscano meglio per questa versione) e mi ha detto che è piaciuta molto. Quindi malgrado "l'incidente" la posto molto volentieri lo stesso :-) e pace per l'estetica


Ricetta  copiata qui
Ho diviso a metà la quantità degli ingredienti ottenendo la dose per uno stampo a ciambella scanalato da 22 D (lui ne usa uno più grande, da 26 D mi sembra di ricordare), se si desidera lo stampo colmo all'orlo si può pensare di calcolarne 2/3 dalle proporzioni originali, ma secondo me va bene così.
Ho cambiato la ganache, invece di miscelare cioccolato fondente e burro, ho optato per una ganache al peperoncino. (buona!!!)


Cosa serve:
180 g. cioccolato fondente al 70% (per me Lindt premium) tritato finemente a coltello
125 g. burro morbido (a t. ambiente da due ore)
220 g. zucchero scuro di canna
3 uova
110 g. farina + 1/2 bustina scarsa di baking powder/lievito per dolci (oppure lui usa 55 g. farina 00 + 55 farina autolievitante)
25 g. cacao amaro
1 cucchiaino cannella in polvere
60 g. farina di mandorle
80 g. latte
burro e farina per lo stampo

Per la ganache serve:
100 g. cioccolato nero Excellence Lindt al peperoncino
120 g. liquida fresca per dolci
5 g. burro di cacao micronizzato (se manca sostituire con 25 g. burro normale)


 Poi serve:
granella di pistacchi di Bronte q.b.


Preriscaldare il forno statico a 170°. Imburrare ed infarinare lo stampo.
In una ciotola setacciare insieme le farine, il cacao, la cannella e il baking powder o il lievito per dolci.
Nella planetaria utilizzando la frusta a filo (o in una ciotola capiente normale se si usano le fruste elettriche) montare a lungo il burro fatto a pezzi molto morbido a t.a. e lo zucchero; intanto mettere a sciogliere il cioccolato a bagnomaria molto lentamente, l'acqua sotto la ciotola in cui c'è il cioccolato deve appena fremere.
Quando lo zucchero si è sciolto nel burro e la massa è ben montata, aggiungere le uova, una alla volta. Non incorporare quello successivo se il precedente non si è ben amalgamato al composto di burro.
Ora togliere la frusta a filo (o le fruste elettriche) e montare l'accessorio a foglia, oppure procedere usando un cucchiaio di legno o una spatola rigida.
Unire al composto di burro e uova, le polveri precedentemente setacciate, un po’ per volta, alternandole con il latte da aggiungere a filo. Unire ora, a filo, il cioccolato fuso, mescolando dal basso verso l’altro.



Versare il composto nello stampo e cuocere per circa un’ora. La ricetta dice un’ora e 10 ma io ho usato uno stampo più piccolo dimezzando le dosi, quindi dopo 50 minuti circa bisogna controllare e tenere a vista la cottura, facendo la prova stecchino, quando uscirà asciutto, il dolce è pronto. Non aumentare i radi del forno altrimenti si rischia di ottenere un sapore dal retrogusto amaro dovuto al cacao che patisce le temperature alte.




Sfornare e lasciare raffreddare il dolce. Poi sformarlo e metterlo sul piatto di portata.


Preparare la ganache:
in un pentolino portare al punto di ebollizione la panna, spegnere ed aggiungere il cioccolato al peperoncino tagliato a coltello a scaglie piccole, mescolare e unire il burro micronizzato. Se si adopera burro normale, bisogna avere l’accortezza di fare intiepidire un po’ la ganache prima di incorporarlo.

Consigli: Il burro serve a dare lucidità alla ganache quando usata per copertura (ma vedo che molti non lo aggiungono) e nel caso del burro di cacao, serve anche per ottenere una glassa che rimane morbida e sottile, e non dura e spessa. Il burro di cacao si trova da acquistare nei negozio di alimenti biologici, non è di difficile reperibilità (almeno da me).
Si può anche optare, in alternativa, di aggiungere un cucchiaino di sciroppo di glucosio al posto del burro, per dare elasticità alla glassa. (meglio il burro di cacao comunque). Questo si compra invece nei negozi specializzati. (ma si acquista anche on line)
Se si usa burro di cacao in gocce e non micronizzato, bisogna farlo sciogliere in un goccio di latte pria di incorporarlo al cioccolato fuso.



Versare la glassa sul dolce e cospargerlo con granella di pistacchi.
Meglio se fatto il giorno precedente il consumo (quando freddo, coprirlo a campana con una ciotola in vetro per mantenerlo soffice) Conservare la torta a temperatura ambiente (non in frigo).


Risotto light alla zucca e ricotta romana

Oggi noi del team della rubrica Light & Tasty  proponiamo ricette Con la ricotta.
Io ADORO questo latticino, (quindi non è un formaggio!) così versatile sia per ricette dolci che salate e da mangiare in purezza, ricca di proteine ma povera di grassi, anche se dipende dall'origine della materia prima, (il siero del latte) ovvero se vaccina, pecora, capra o bufala. Per me tutte ottime! Dipende dall'uso che ne voglio fare.
Per quanto riguarda le calorie variano, come detto. Per 100 g.
ricotta di mucca: 146
ricotta di pecora: 157
ricotta di capra: 178
ricotta di bufala: 212


Cosa serve per DUE persone:

150 g. riso carnaroli
300 g. zucca pulita e tagliata a piccoli dadini (quella mantovana è perfetta, conferisce più cremosità)
1 scalogno
olio evo q.b.
brodo vegetale q.b. per vedere come si fa clicca qui
100 g. ricotta vaccina romana
parmigiano grattugiato q.b.


Fare stufare a fuoco bassissimo lo scalogno affettato in un filo d'olio.
Aggiungere il riso e, dopo averlo fatto tostare, aggiungere poco per volta il brodo tenuto sempre al caldo.
Mescolare spessissimo. Non occorre sfumare con vino bianco, anzi in questo caso non bisogna dare acidità, nè sgrassare la preparazione, quindi meglio saltare questo passaggio non adatto, a volte.
Dopo 5 minuti di cottura aggiungere la zucca. Continuare ad unire il brodo man mano che si asciuga.
Quando mancano due minuti a fine cottura, unire la ricotta, mantenere morbido il risotto.
Alla fine mantecare con un filo d'olio evo e parmigiano. Lasciare il risotto all'onda, morbido.

Alcuni confondono il risotto da un primo piatto di riso. Il risotto va sempre tostato, cotto aggiungendo poco alla volta il brodo, che sia di carne o di pesce o vegetale, ed infine mantecato nel grasso di solito burro, ma si può anche con olio evo.  Altrimenti, se si cucina in altro modo non è corretto chiamarlo risotto. 


Attendere qualche minuto e servire.
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Torta di mele e ricotta di capra con limone e zenzero

Oggi con le ragazze della rubrica Al Km 0 pensiamo alle vacanze sulla neve e a cosa cucinare per riscaldare corpo e anima. Io preparo la colazione e ho deciso per un comfort food d'eccellenza qual'è la cara e amata torta di mele, per l'occasione leggermente rivisitata. Credetemi... l'ho fatta e rifatta ed anche regalata, è davvero squisita.


Cosa serve per una tortiera apribile da 18D:

200 g. farina 00
1/2 bustina lievito per dolci
1 pizzico sale
100 g. ricotta di capra a pasta finissima (per me delle mie valli occitane)
40 g. olio di mais
2 uova medie
100 g. zucchero di canna grezzo
la scorza di 1/2 limone naturale
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaino di zenzero in polvere
70 g. latte (circa*)
1 mela (se piccole utilizzarne 2) croccante e dolce per me qualità piemontese "grigia di Torriana" che ha un retrogusto di vaniglia (assomiglia alla renetta, ma non è)

Poi serve:

burro e farina per la tortiera
zucchero di canna grezzo q.b. per spolverizzare la torta
2 cucchiaini confettura di albicocca (per me home made) per lucidare la torta


* per la quantità di latte dipende dall'acquosità della ricotta (oltre che dalla farina utilizzata, come per tutti i lievitati) io ho usato una ricotta molto buona e morbida, cremosa; quindi se si usa ricotta scolata ed asciutta, occorrerà più latte, vale sempre la regola dell'impasto "che scrive", ossia: facendo cadere un cucchiaio di impasto nella ciotola, deve formare un nastro, quindi non dev' essere nè troppo liquido, nè compatto come quello di un plum-cake, per intenderci. Nella 2° foto si intuisce la consistenza corretta.
Preriscaldare il forno ventilato a 175°, imburrare ed infarinare uno stampo apribile a cerniera da 18D.

In una ciotola montare, con le fruste elettriche, le uova con lo zucchero di canna, unire il pizzico di sale, l'olio, la scorza ed il succo di limone. Aggiungere la ricotta ed amalgamarla bene con le fruste elettriche fino a quando si ottiene un impasto liscio


Setacciare la farina con il lievito ed unirla al composto di uova un po' in due o tre riprese, in ultimo aggiungere latte q.b. per ottenere un impasto morbido ma non troppo (come ho spiegato prima).
Versare il composto nella tortiera, lavare e sbucciare la mela (o due se piccole) e disporre le fettine abbastanza sottili, accavallandole leggermente, sulla superficie della torta.


Spolverizzare con zucchero di canna grezzo ed infornare per circa 50 minuti.
Vale sempre la prova stecchino.


Controllare la cottura dopo 40 minuti, dipende dal forno.
Quando la torta è tiepida, fare sciogliere la confettura con un goccio d'acqua in microonde a potenza minima per pochi istanti (o in un pentolino sul fuoco dolce), spennellare la torta per lucidarla e conferirle ancora più golosità; farla raffreddare.
Servire. Squisita!



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Codini integrali di farro e ceci con sugo di frutta secca

Oggi per la rubrica Light & Tasty prepariamo ricette utilizzando prodotti del periodo natalizio che abbiamo ancora in casa da smaltire, parliamo di frutta secca.
Ma quanto è buona?!  E' di quelle cose che credo piaccia a tutti e per di più fa anche bee, cosa volere di più? Io, nella fattispecie, ho preparato un piatto velocissimo (dopo i bagordi delle feste si ha tanta voglia di rapidità e leggerezza e poca di passare ore ai fornelli, di nuovo...) ossia una  pasta buonissima che si distingue per via della composizione che risulta essere un alimento bilanciato e completo.
Una fonte di proteine vegetali dei ceci non decorticati con la farina integrale di farro che conferisce al piatto notevoli proprietà nutritive. Quindi pochi carboidrati, tante fibre e proteine. L'ideale dunque da condire con un buon sugo vegetale di pomodoro arricchito con frutta secca e semi oleosi e....buon appetito! Ho utilizzato un pesto ai pistacchi di qualità eccellente abbinandolo a pochi altri ingredienti che esalteranno ancora di più il sapore di questa pasta.
I pistacchi sono ricchi di vitamine e sali minerali, aiutano ad abbassare il colesterolo;  i pinoli sono ricchi di proteine e fibre, zinco, vitamina B2 e potassio; i datteri , per quanto non siano ipocalorici per via dell'alto tasso zuccherino, di contro contengono una fonte importante di sali minerali e fosforo, sono ricchi di ferro utili per chi soffre di anemia e sono privi di grassi; quindi è sufficiente non abusarne e dosarne l'assunzione per ottenere tutto il "buono" da questo ottimo frutto, questo vale per tutta la frutta secca. A proposito di datteri.. non sono tutti uguali, provengono da paesi diversi e possono essere trattati chimicamente in modo differente, se acquistati quelli naturali, certo costano di più (alcuni decisamente di più.. ma leggendo le etichette si capisce anche il motivo, spesso aggiungono zuccheri e conservanti che da noi sarebbero vietati, ma visto che naturalmente provengono dall'estero li commercializzano senza problemi) ma, se si sceglie con accortezza un prodotto al naturale si potrà beneficiare delle ottime proprietà di questo frutto. Io mi sono trovata bene con il prodotto che si vede in foto della marca life (no marketing.. riporto solo ciò che uso e mi piace)


Cosa serve per DUE persone:

160 g. codini integrali di farro e ceci bio
sale grosso q.b. (per cuocere la pasta)
sugo semplice di pomodoro preparato precedentemente q.b.
6 cucchiaini pesto di pistacchi Aroma Sicilia
il gheriglio di 3 noci tritate
la polpa di 2 datteri denocciolati naturali tunisini
pinoli q.b.
semi di girasole (o altro tipo) q.b.


Per prima cosa preparare un sugo di pomodoro classico. Quando è pronto frullarlo con la polpa del dattero, tenere da parte. Tritare le noci ed aggiungerle al pesto di pistacchi.


Cuocere la pasta seguendo i tempi indicati sulla confezione.
Condire con il sugo di pomodoro e datteri, unire le noci tritate finemente, il pesto di pistacchi e cospargere poi con i pinoli fatti precedentemente scaldare qualche minuto in un padellino antiaderente e i semi.

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... ed ecco le mie colleghe cosa propongono
Daniela biscotti con frutta secca
Elena ciambella morbida alle noci
Eva coscia ripiena di noci
Maria Grazia indivia belga con arancia e noci
Milena pollo all'orientale con anacardi

Scarola brasata con uvetta

...queste sono giornate in cui si porta a tavola leggerezza, praticità, rapidità quindi ci vuole un contorno facile, veloce e buono (da provare anche sulla pizza)

Cosa serve a persona:

1 cespo di scarola
olio evo
1 cucchiaio trito di: carota, aglio, sedano e cipolla
sale q.b.
1 cucchiaio uvetta sultanina

La scarola cotta rende pochissimo.
Lavare e spezzare con le mani in modo grossolano le foglie.
In un tegame scaldare un filo d'olio evo con il trito di verdure, unire la scarola e mezzo bicchiere d'acqua.
Lavare l'uvetta ed aggiungerla nel tegame. Salare leggermente e coprire con il coperchio.
Fare stufare fino a quando risulta cotta a proprio gusto. A me piace ancora leggermente croccante.
Se sul fondo c'è ancora acqua, una volta cotta, eliminarla prima di impiattare, viceversa, se la verdura non è ancora cotta e manca, aggiungerne.

E' buona sia calda che fredda